Ha riunito a San Macuto il suo primo ufficio di presidenza. E al termine dei lavori – durante i quali si è stabilito che mercoledì 1 agosto alle 8.30 si voterà il presidente Rai – Alberto Barachini (FI), presidente della Vigilanza, ha subito chiarito che aria tira a San Macuto. Ha letto i retroscena dei giornali sui casting serali a Palazzo Chigi per le nomine Rai. E ha capito che M5S e Lega stanno trattando anche sui nuovi direttori dei telegiornali. La Riforma Rai – ha ricordato a Matteo Salvini e Luigi Di Maio – “riserva la competenza sulle nomine dei direttori all’amministratore delegato, previo parere obbligatorio del cda, parere che, nel caso dei direttori di testata, è vincolante se espresso con la maggioranza dei due terzi”. Ma non basta. Barachini ha chiesto l’audizione del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e del ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, già prima delle nomine di ad e presidente. Infine, non pago, ha suggerito al nuovo ad di valorizzare le risorse interne nella scelta dei direttori di rete e di testata.
Suggerimenti utili per Salvini – che promette “belle persone” – e Di Maio – “non mettiamo nostri compagni”. Una diarchia giallo-verde che ancora non ha sciolto il nodo ad-presidente. La legge suggerisce consiglieri di entrambi i sessi e quindi nel ticket ci dovrebbe essere una donna ed è probabile che sia il presidente. Mentre si segnala un Marcello Ciannamea, direttore dei palinsesti Rai, in recupero su Fabrizio Salini per la poltrona di ad. Venerdì in CdM l’ardua sentenza.