Epidemia aviaria: situazione preoccupante in tutto il mondo | Questi i dati in Italia

Influenza aviaria (pexels) - adginforma.it
L’influenza aviaria sta mettendo in forte allarme il mondo intero. L’Italia controlla la situazione, ma i dati sono allarmanti.
Numerosi allevamenti di pollame sono stati colpiti dall’influenza aviaria e questa epidemia riguarda l’intero globo, dagli Stati Uniti d’America all’Europa (compresa l’Italia).
Per poter riuscire a contenere il contagio servono alcuni metodi precisi ed efficaci di analisi dei campioni degli animali (vivi o morti che siano).
Come riporta torinocronaca.it, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha un ruolo chiave nell’identificare i focolai.
Gli esperti dell’Istituto eseguono una sorveglianza attiva e passiva monitorando gli uccelli, vivi e morti, per riuscire ad individuare eventuali focolai.
Metodi di contenimento
Stando a quanto si legge su torinocronaca.it, il direttore del centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria Calogero Terregino ha spiegato: “Utilizziamo trappole per catturare anatre, cigni e oche. Facciamo tamponi su faringe, piumaggio e cloaca e poi li liberiamo”. In questo modo, gli esperti possono analizzare i dati e capire a che livello di criticità è la situazione epidemia aviaria.
Uno dei volatili più analizzati in quest’ultimo periodo è l’ibis sacro, una specie aliena invasiva di uccello che si sta diffondendo sempre di più in Italia. Questo volatile è in grado di trasmettere il virus e di creare grossi problemi sia ecologici che aeroportuali. Come ha affermato l’esperto, nel 2025 hanno trovato già due ibis sacri morti con il virus HPAI e il ceppo era il medesimo di alcuni allevamenti.
La situazione in Italia
In Italia, la situazione è costantemente monitorata ma i dati non riportano buone notizie. Più di 4 milioni di galline ovaiole sono state abbattute su circa 40 milioni in totale. Secondo gli esperti, ci vorranno almeno due anni per ristabilire l’equilibrio precedente a questa epidemia aviaria. Da ottobre 2024, sono stati segnalati 151 focolai ma solo circa 50 erano in allevamenti di zone più a rischio.
Le Regioni italiane con la maggior produzione avicola sono il Veneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia e proprio in queste zone si sono registrati i principali focolai. Nonostante le cifre numeriche siano piuttosto alte, i metodi di contenimento che l’Italia sta adottando funzionano anche grazie all’aiuto diretto degli allevatori. Questi ultimi, non appena notano una mortalità leggermente più alta in un capannone, fanno scattare subito l’allarme. Se il virus viene confermato, gli uccelli vengono abbattuti e la zona resta sotto sorveglianza fino a 10 km.