Capi d’azienda messi sotto pressione: 1 su 2 denunciato per MOBBING | Ora non serve nemmeno avere le prove, lo sbattono direttamente in galera

Galera - fonte_Canva - adginforma.it

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Annunciata la novità che cambierà per sempre la tutela dei diritti dei lavoratori: nuova possibilità di condanna per mobbing.

Ora si può essere ritenuti responsabili di atti persecutori anche senza prove.

Capi d’azienda preoccupatissimi: ora tutti temono la condanna da parte dei giudici.

Adesso ci si può difendere dai datori di lavoro e colleghi irrispettosi, finiranno facilmente in tribunale.

La legge dalla parte dei più deboli: ecco che cosa sta accadendo e come verrà modificato il reato che inchioda i capi colpevoli di condotte illecite.

Mobbing, il reato che inchioda tantissimi capi d’azienda

A dare per primo la definizione di “mobbing” che deriva da to mob è stato lo psicologo Heinz Leymann, per indicare il fenomeno attraverso il quale si attacca o assale un soggetto. Oggi questa parola indica dei comportamenti reiterati, ostili che hanno l’effetto di svalutare una persona, anche agli occhi degli altri, nel suo contesto di lavoro. Si tratta di azioni che danneggiano o emarginano la vittima. Quando questo comportamento è messo in atto sul luogo di lavoro, in Italia, i lavoratori possono denunciare colleghi e capo per mobbing.

Il comportamento punito dalla Legge italiana come atto persecutorio, definito come “mobbing”, però non è un reato autonomo ma rientra nei comportamenti contemplati dall’art. 612 bis del nostro Codice Penale. A proposito di questa condotta illecita è saltata fuori nelle scorse ore una notizia molto importante, che di certo farà sentire più tutelati i lavoratori che subiscono mobbing.

nuova tutela per chi subisce mobbing
nuova forma di Giustizia-fonte-Pixabay-Succo-Adginforma.it

La condanna senza prove

Come si legge tra i post condivisi su Instagram da parte di Angelo Greco, esperto di diritto italiano e influencer, la Cassazione può decidere di condannare la persona denunciata per mobbing anche senza prove, obbligandola quindi a risarcire il dipendente che ha subito pressioni psicologiche o atti persecutori, appellandosi all’articolo 2087 del codice civile.

Tale articolo infatti, impone a tutti i datori di lavoro di tutelare la salute psicofisica dei propri dipendenti. Quindi questo significa che se il dipendente che ha subito mobbing decide di denunciare il collega, il capo o il datore di lavoro ma non riesce a fornire la prova di tutti gli elementi che attestano le pressioni subite, il giudice può riuscire a consentire alla persona che ha esposto denuncia di ottenere il risarcimento per straining, ovvero un risarcimento dovuto per il clima di stress sul lavoro. Conoscere lo strainig e le conseguenze che può comportare per chi crea ambienti stressogeni, è importante per potersi avvalere delle forme di tutela previste dalla Legge vigente in Italia.