Licenziati tutti gli OPERAI: la casa automobilistica blocca la produzione | Centinaia di licenziamenti in vista
Operai specializzati (Canva) Adginforma.it
Nelle fabbriche gli operai specializzati rischiano il posto. Ecco cosa sta facendo perdere il posto di lavoro a centinaia di dipendenti.
Lavorare in fabbrica, fino a ieri, era una certezza. Oggi, in alcune aziende, l’essere umano inizia a non servire più.
Le catene di montaggio si trasformano. I capannoni restano, ma cambiano i volti di chi ci lavora ogni giorno.
Non si tratta di una crisi classica, fatta di debiti o vendite in calo. Il terremoto parte dalla tecnologia.
E in Cina, cuore mondiale dell’industria, il futuro del lavoro manuale è appena stato riscritto.
Operai specializzati a casa: in fabbrica cambia tutto
Centinaia di licenziamenti non fanno più notizia. Ma quello che sta accadendo nelle grandi case automobilistiche cinesi va oltre la semplice crisi del settore. La rivoluzione è silenziosa, ma netta. Non si chiama più “delocalizzazione”. Ha un nome nuovo: automazione. Nel 2025 si prevede di mettere in produzione oltre 10.000 dipendenti, ma diversi dal solito. Con una popolazione industriale di oltre 123 milioni di operai, il passaggio è epocale. Le autorità parlano di cooperazione, ma i numeri raccontano altro.
A guidare il cambiamento sono colossi come BYD e Geely, che già impiegano robot nei propri stabilimenti. BYD ha persino creato un dipartimento interno dedicato all’innovazione, con il supporto diretto del fondatore Wang Chuanfu. L’obiettivo dichiarato? Raggiungere la completa automazione in tre fasi: prima i veicoli elettrici, poi quelli intelligenti, infine le fabbriche autonome. Ogni fase taglia fuori un pezzo di forza lavoro umano.
Umani in uscita, algoritmi in entrata
A sostenere questa trasformazione c’è un investimento colossale: oltre 20 miliardi di dollari per sviluppare robot umanoidi, e un fondo da 1.000 miliardi di yuan per intelligenza artificiale e automazione. I robot integrano già sistemi IA avanzati come Qwen di Alibaba o DeepSeek, e vengono testati per mansioni ad alta precisione. Non siamo più nel campo della sperimentazione: è la nuova normalità industriale. Il governo insiste sul fatto che l’obiettivo non sia la sostituzione, ma l’affiancamento.
Tuttavia, mentre le aziende ottimizzano produzione e costi, i lavoratori qualificati vengono considerati un ostacolo più che una risorsa. Meno scioperi, meno pause, più efficienza. Il futuro promesso dalla robotica è pulito, silenzioso, senza conflitti. Ma anche senza volti. Questo scenario mette in crisi l’idea stessa di lavoro industriale. Se oggi si comincia dalla Cina, è solo questione di tempo prima che il modello si allarghi. L’impatto non riguarda solo gli operai, ma l’intero equilibrio economico di Paesi che ancora oggi vivono di manifattura. Il rischio è un collasso silenzioso: le macchine restano, ma le famiglie se ne vanno.