Made in Italy travolto dalla crisi: la nota catena di ristoranti chiude i battenti | Decine di lavoratori a rischio licenziamento
Ristorante - Adginforma.it (Fonte Pixabay)
La notizia è ormai ufficiale: il destino dei dipendenti di una nota catena di food & beverage sembra segnato. Si spegne un’altra realtà gastronomica in Italia.
In un’Italia che si vanta di essere la culla della cultura enogastronomica, nonché l’alfiere mondiale della dieta mediterranea, il settore del food sta attraversando un momento di autentico impasse.
La crisi economica, l’aumento dei costo operativi e l’evoluzione delle abitudini dei consumatori, infatti, hanno assestato un duro colpo all’intero comparto, e stanno mettendo a dura prova anche alcuni colossi del panorama ristorativo nostrano.
Tra questi, spicca purtroppo anche il blasonato Eataly, la visionaria azienda fondata da Oscar Farinetti nell’ormai lontano 2004, simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo e punto di riferimento per la clientela più esigente. Non solamente un supermercato, ma un autentico percorso sensoriale – con punti vendita da Milano a Bari e negozi aperti anche a Dubai, Amsterdam e New York – che combinava prodotti di altissima qualità con la cultura della ristorazione.
Il prossimo 3 agosto Eataly chiuderà infatti il suo punto vendita di Verona, una scelta sofferta che non lascia presagire nulla di buono per il futuro della catena, e che impone una riflessione a tutti gli addetti ai lavori.
Eataly Verona verso la chiusura
A Verona, l’ambizioso progetto nella storica ex Stazione Frigorifera, restaurata da Mario Botta con un faraonico investimento di 60 milioni di euro, prometteva di diventare un faro di innovazione nel territorio veneto, con 11.200 metri quadrati dedicati a cibo, arte e formazione.
Eppure, il sogno imprenditoriale si è infranto, e tra pochi giorni il punto vendita chiuderà i battenti. La chiusura di Eataly Verona, che sopraggiungerà solo dopo 3 anni di attività, sembra un mix di fattori letali: un affitto insostenibile, di 96.000 euro al mese, perdite operative per 4,5 milioni di euro in due anni e una posizione decentrata, lontana dal cuore turistico della città, avrebbero sferrato il colpo di grazia all’attività. I prezzi elevati, e percepiti come elitari dalla clientela media, inoltre, di fronte alla spietata concorrenza di giganti come Esselunga e del vicino centro commerciale Adigeo, avrebbero fatto il resto.
Il destino dei dipendenti (e del Made in Italy)
Con la chiusura di Eataly Verona, si conclude anche una parentesi imprenditoriale orientata all’amore per la cultura gastronomica nazionale, e se ne va un altro tassello del prezioso Made in Italy, da anni sotto scacco a causa della differenziazione dell’offerta e dal gioco al ribasso di molte realtà concorrenti, in primis fast-food e ristoranti all you can eat.
Ora, il destino dei 33 dipendenti a tempo indeterminato e dei cinque lavoratori interinali appare in bilico. A quanto si apprende, Eataly avrebbe avviato degli incontri con i sindacati per valutare la possibilità di ricollocarli presso altri negozi della catena, anche all’estero, o di pattuire degli incentivi per l’esodo. Un finale amaro, e che evidenzia la necessità di ridefinire gli obiettivi e i modelli economici anche di altre realtà analoghe potenzialmente a rischio.