Altro che elettriche, è lei l’AUTO più desiderata: bruttina ma amata da tutti | Chi ce l’ha non la cambierebbe con nessuna vettura di lusso

L'auto più desiderata - fonte_Canva - adginforma.it

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Questa auto non è elegante, non è veloce e nemmeno moderna. Eppure c’è chi la preferisce a qualsiasi bolide di lusso.

Chi l’ha detto che per amare un’auto bisogna possedere una Tesla o una Ferrari?

C’è chi si affeziona ad auto non troppo appariscenti ma funzionali e che non puoi non amare a prima sgommata.

Ogni tanto, basta una portiera cigolante o un cruscotto monocromatico per scatenare un sentimento autentico.

E oggi, una delle auto più derise della storia torna a far parlare di sé. Ma stavolta, in modo sorprendente.

Il fascino discreto dell’anti-lusso

Viviamo in un’epoca in cui tutto corre: i motori, le connessioni, le aspettative. Le auto diventano computer su ruote, silenziose e perfette, in grado di parcheggiarsi da sole e aggiornarsi via cloud. Ma in mezzo a questo futuro patinato, c’è chi rimpiange i rumori, le imperfezioni, la meccanica nuda e cruda. È un paradosso affascinante: mentre il mondo rincorre l’elettrico e l’intelligenza artificiale, qualcuno torna a innamorarsi della lamiera grezza, dei sedili rigidi e dei cambi a quattro marce.

Il passato automobilistico europeo è pieno di modelli dimenticati, derisi o snobbati, che però custodiscono storie di affetto e resistenza. A volte, questi rottami gloriosi diventano simboli di identità. Un’auto può essere brutta, lenta, difettosa. Ma se ha un’anima, c’è chi non la cambierebbe con nessun’altra. Nemmeno con una fiammante berlina di lusso.

Yugo 45 - fonte_Adobe Stock - adginforma.it
Yugo 45 – fonte_Adobe Stock – adginforma.it

L’auto peggiore: ma solo per chi non l’ha mai avuta

Allan Smyes, 50 anni, vive in Inghilterra e guida con orgoglio una Yugo 45, l’auto spesso etichettata come la peggiore della storia. Prodotta dalla Zastava tra il 1981 e il 2000 su base Fiat, la Yugo doveva inizialmente raccogliere l’eredità della 127, ma finì per diventare famosa per motivi ben diversi: costruzione approssimativa, prestazioni modeste e design spartano. La Yugo di Allan è color caramello, con interni monocromatici e un bodykit assemblato con rivetti a vista. Vibra vistosamente in marcia, raggiunge appena i 70 km/h e monta un semplice cambio a quattro marce.

Eppure, funziona. Da cinque anni è perfettamente operativa e non l’ha mai lasciato a piedi. Richiede poca manutenzione e può essere riparata facilmente in autonomia. Quello che per molti è un rottame, per Smyes è un oggetto del cuore, simbolo di un’epoca e di un’idea diversa di automobile: essenziale, onesta, concreta. Oggi, il marchio Yugo torna in scena con la Siaji, una hatchback retrò che riaccende l’interesse per questo nome dimenticato. Per chi sa guardare oltre l’estetica, è proprio l’imperfezione a rendere certe auto irresistibili. E la Yugo, a modo suo, ha saputo conquistare un posto nella storia.