Ambientalisti: “Sulla questione climatica auspichiamo una stampa senza bavagli”

Secondo Greenpeace, la disinformazione e la manipolazione mediatica, sul gigantesco tema della crisi climatica, sarebbero in buona parte nelle mani dell’industria del fossile e dei suoi alleati politici. Lo afferma Chiara Campione, responsabile dell’unità Clima dell’ONG, in una intervista rilasciata al quotidiano di ecologia Greenreport.it.

Anche l’ONU ci va giù pesante. Il segretario generale Antonio Guterres non mostra alcuna difficoltà quando ammette che le grandi aziende di combustibili fossili, spesso anche in maniera sfacciata, stanno da tempo attuando la pratica del greenwashing, rallentando in sostanza l’azione climatica, sia con attività di lobbying sia attraverso incisive e costose campagne pubblicitarie che il più delle volte diffondono tesi che con la realtà poco hanno a che fare. Per queste ragioni, le Nazioni Unite esortano i Paesi membri a vietare ogni forma di pubblicità che possa riguardare quello specifico settore, inibendone la diffusione ai media. L’invito registra per ora un nulla di fatto. Purtroppo. Da noi, uno studio che ha curato l’associazione ambientalista rivela che una notizia su quattro, tra quelle che trovano spazio nei tg o sui quotidiani, sembra mettersi di traverso sulla strada della transizione ecologica.

Pochi giorni fa, il fisico del CNR Antonello Pasini, che aveva rilasciato un’intervista al Tg1, si è visto censurata la frase che riguardava gli eventi climatici estremi sull’area mediterranea che, secondo lo scienziato, sarebbero la naturale conseguenza di una emergenza epocale. Emergenza che solo pochi sembra raccontino in maniera convinta ed esaustiva. Proprio a Pasini, qualcosa di simile era già successo al Tg2. Segno che, insieme con altre evidenze, porta a sostenere che, nell’emittente di Stato, quello che correntemente si chiama negazionismo climatico è piuttosto presente. E purtroppo non c’è solo la Rai. Periodicamente Greenpeace, insieme con l’Osservatorio di Pavia, monitora i media italiani più importanti. Dai risultati si evince che l’informazione, sulle questioni riguardanti il clima, è in costante crescita ma, al tempo stesso, occorre rilevare che essa sostanzialmente appare come l’antitesi della transizione ecologica. E quasi mai c’è menzione dei veri responsabili della crisi climatica. Un atteggiamento che potremmo definire omertoso.

Nell’estate del 2023 Greenpeace ha ritenuto opportuno “coalizzare” le testate giornalistiche italiane che avessero il buon proposito di divulgare una informazione libera e trasparente sulle problematiche climatologiche. Per ora si tratta di un esercito non molto numeroso, una ventina di quotidiani in tutto.

Ciononostante, ai fondatori piace sottolineare che pure in Italia è possibile una informazione corretta e partecipata sul tema dell’emergenza climatica. Il fenomeno della notizia manipolata spesso è sottostimato. E la dipendenza economica di molti mezzi di informazione può essere pericolosa finanche per la democrazia.

Pasquale Alfano

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