Chat Whatsapp: spiare le conversazioni del partner (e non solo) ora é reato | Si rischia il carcere

Controllare WhatsApp è reato - adginforma.it - 20250606

Controllare WhatsApp è reato - adginforma.it (Foto Depositphotos)

La Cassazione ha stabilito che spiare le conversazioni WhatsApp del partner costituisce reato: si rischiano fino a 10 anni di carcere.

La sentenza arriva in seguito ad una causa di separazione intentata da un uomo di Messina, che aveva utilizzato screenshot di chiamate e messaggi WhatsApp nel corso del procedimento contro la ex moglie.

Lui, che era già stato accusato per atteggiamenti molesti e ossessivi dovuti al continuo controllo del cellulare della partner nel 2022, ora rischia la reclusione fino a 10 anni.

La Cassazione ha stabilito che utilizzare senza il permesso il cellulare di un altro per controllarne telefonate o messaggi, rientra nel reato di violazione di “sistema informatico”.

Il reato sussiste anche nel caso in cui il dispositivo mobile venga utilizzato con il permesso del proprietario: tale autorizzazione, infatti, è da considerarsi valida per un tempo limitato.

Il caso di Messina

Il Tribunale ha stabilito che controllare senza alcuna autorizzazione il cellulare di un altro rientra nei reati punibili per legge. La sentenza nasce in seguito ad un processo che ha visto coinvolti due ex coniugi: lui, già condannato in Corte d’Appello per aver estratto alcuni messaggi dal telefono della ex moglie per utilizzarli come prova a suo favore durante la causa di separazione, aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione, che ha rigettato la sua richiesta.

L’uomo, originario della Sicilia, risulta essere recidivo in tale comportamento: come riportato da Il Messaggero, nel 2022 era già stato querelato dalla moglie per averle sottratto il telefono che usava per lavoro e aver screenshottato messaggi e telefonate, utilizzandoli come prove in sede di giudizio civile come addebito della separazione. In entrambi i casi, i cellulari erano dotati di password che lui era stato in grado di violare.

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WhatsApp, se lo spii si rischia il carcere – adginforma.it (Foto Pixabay)

La sentenza definitiva

La Corte di Cassazione ha specificato che WhatsApp è da intendersi come “un’applicazione software progettata per gestire la comunicazione tra utenti attraverso messaggi, chiamate e videochiamate, utilizzando reti di computer per trasmettere i dati, combinando hardware, software e reti per offrire il suo servizio”. Per tale motivo, quanto commesso dall’uomo, può essere considerato reato in quanto ha “arbitrariamente invaso la sfera di riservatezza della moglie attraverso l’intrusione in un sistema applicativo”.

Il fatto che i cellulari usati indebitamente fossero protetti da password costituisce un’aggravante: l’accesso al sistema è consentito solo al proprietario o, se questo autorizza un terzo, quest’ultimo può comunque continuare ad usare il dispositivo mobile altrui per un periodo di tempo limitato. Il reato contestato è di violazione di sistema informatico e la legge italiana prevede la reclusione fino a 10 anni di carcere.