“Ci dimostri che è vivo”, se non presenti il documento puoi dire addio alla PENSIONE | L’ultima beffa per non versare i cedolini

Mani di uomo anziano

Mani di uomo anziano (pexels) Adginforma.it

Lavori tutta la vita, versi i contributi e poi ti dicono che sei morto. Ma, in realtà, sei ancora vivo. È successo davvero.

La pensione si sogna come se fosse un vero traguardo, lo si immagina fin da quando si inizia a lavorare, ma poi ogni anno si finisce per dover combattere con un sistema in continuo cambiamento. Ogni anno il rischio è quello che l’età pensionabile venga spostata un po’ più avanti, ritardando l’ingresso nel mondo della pensione.

Ora a metterci del suo ci pensano i requisiti che non si fermano più alla sola contribuzione, ma vanno ben oltre.

Tra i documenti da presentare al momento della domanda, ce ne sarebbe uno di cui, probabilmente non si è mai sentito parlare. Un foglio che attesti che il cittadino che chiede di accedere alla pensione sia vivo; assurdo? Sì, forse si, ma questo è quello che sta succedendo.

Un cambiamento che alla fine porta a rimetterci, sempre i vivi: letteralmente.

Quando nemmeno essere vivi basta più: la pensione diventa un’illusione

Abbiamo sempre creduto che bastasse lavorare, contribuire, rispettare le scadenze. Che la pensione fosse un diritto, non un traguardo a ostacoli. Invece, ogni giorno qualcosa ci ricorda quanto il confine tra giustizia e assurdità sia sottile. E spesso, lo si scopre proprio quando si ha più bisogno di certezze. Nel labirinto della burocrazia italiana, nessuno è al sicuro. Nemmeno chi, dopo una vita di lavoro, aspetta solo che lo Stato faccia la sua parte.

Perché può bastare una svista, una firma, un certificato sbagliato per mettere tutto in discussione. In un attimo, ti ritrovi a dover dimostrare l’indimostrabile: che esisti ancora. Che cammini, respiri, spendi, ma per il sistema non conti più. E allora viene il sospetto che non basti più essere vivi per ricevere ciò che ti spetta. Che dietro la parola “previdenza” si nasconda un test di resistenza all’assurdo. Eppure, c’è chi ogni giorno affronta questa prova, cercando non privilegi, ma giustizia. Una giustizia che, nel nostro Paese, sembra sempre più simile a un’odissea.

Anziano controlla la pensione
Anziano controlla la pensione (Canva) Adginforma.it

Il signor Michele è vivo, ma per l’INPS è morto: addio pensione

Il signor Michele ha 78 anni e vive a Posta Fibreno, nel frusinate. Da marzo, la sua pensione si è interrotta senza spiegazioni. All’INPS, la risposta è stata disarmante: «Lei risulta deceduto». Il motivo? Un errore in un atto di morte, redatto dopo il decesso di un parente, ha inserito il suo nome tra i defunti. Da lì, una valanga: stop ai pagamenti, codice fiscale bloccato, burocrazia surreale. L’avvocato ha subito presentato una diffida, ma neanche la rettifica della ASL ha fermato la macchina amministrativa.

Michele si è recato di persona agli uffici INPS, ma niente: «Se vuole dimostrare che è vivo, porti un certificato che lo attesti». Una scena che sembra uscita da un’opera di Pirandello, ma è drammaticamente reale. Ora Michele chiede solo di tornare a esistere ufficialmente. Non vuole cambiare vita, né riscrivere la storia. Vuole la sua pensione. E la dignità di chi, dopo una vita di lavoro, non deve dimostrare d’essere vivo per diritto.