Settima vittoria a Parigi-Bercy, sesta del 2023 (come Alcaraz), 40esima in un torneo 1000 (ovviamente record assoluto, così come le 58 finali disputate), 97esima in carriera, per Novak Djokovic: il serbo batte Dimitrov 64 63, finalista a sorpresa (e nono avversario diverso nelle nove finali disputate all’omba della Torre Eiffel), e allunga la striscia di vittorie a 18: l’ultimo k.o. risale alla finale di Wimbledon contro Alcaraz, cui avevano fatto seguito le vittorie a Cincinnati e New York. Il bilancio degli scontri diretti, peraltro, parlava chiaro: 11 a 1 per Djokovic, 2-0 a Bercy, l’unica sconfitta risale al 2013, sulla terra di Madrid. Djokovic, che ha dovuto lottare nei turni precedenti contro Rune e Rublev, arriva ora al Master di Torino con 1490 punti di vantaggio su Alcaraz che lo segue nel Ranking ATP: tradotto, chiuderà quasi certamente l’anno al primo posto in classifica e lo farà per l’ottava volta consecutiva, record assoluto. Riscatta, peraltro, la sconfitta in finale dello scorso anno contro Rune (l’altra sconfitta in finale è quella con Khachanov nel 2019).
Più di sei anni dopo, Grigor Dimitrov tornava a disputare una finale di un 1000: la seconda metà del 2017 è stata l’apice della carriera del bulgaro, capace di vincere Cincinnati e il Master di fine anno a Londra e di issarsi fino al terzo posto in classifica, suo best ranking. Da allora, infortuni e vicende extra campo hanno caratterizzato la sua carriera: Dimitrov non ha più vinto un torneo, non è mai più riuscito a raggiungere le 30 vittorie in stagione, è addirittura sprofondato fino al numero 78 del Ranking ATP. Davvero incredibile. La rinascita è arrivata a 32 anni, con l’inglese Delgado in panchina. Dimitrov chiude la stagione con 41 vittorie, quasi certamente al 14esimo posto nella classifica mondiale e, soprattutto, in crescendo: il tour asiatico (semifinali a Chengdu e Shanghai, quarti a Pechino) e la finale di Bercy sono un ottimo viatico per l’inizio del 2024.
Arriva una sola palla break, trasformata da Djokovic sul 3-3, nel primo set: il serbo viaggia col pilota automatico, Dimitrov riesce a ribattere colpo su colpo ma nel già citato settimo gioco sbaglia due diritti da fondo senza neppure forzare e un rovescio da metà campo, affossandolo a rete. Djokovic controlla, sul 5-4 e 30-15 perde un punto dopo uno scambio lunghissimo, 33 colpi, e davvero bello per la varietà di colpi dei due tennisti. Come spesso accade, però, è inesorabile sul servizio e chiude il set senza concedere nessuna palla break e andando ai vantaggi una sola volta sul suo servizio.
La seconda palla break per il serbo arriva sul 2-2 nel secondo set ed è trasformata ancora una volta grazie ad un errore di rovescio di Dimitrov, falloso anche nei punti precedenti e senza praticamente trovare mai la prima (anzi, con un doppio fallo sul groppone). Djokovic non si concede distrazioni sul servizio, Dimitrov alterna punti degni del suo fantastico talento (un diritto in corsa nel settimo gioco, sul 4-2 Djokovic, è da applausi) a errori grossolani. Il bulgaro non riesce a scuotersi, il pubblico prova ad incitarlo ma di palle break neppure l’ombra. Novak chiude trasformando la terza palla break su tre e al primo match point e si prende gli applausi del pubblico parigino con cui il rapporto in questa settimana non è stato propriamente idilliaco. 64 63 il finale e appuntamento a Torino per chiudere un’altra annata da record.
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