FIAT messa in ginocchio: stabilimento chiuso e dipendenti a casa senza cassa integrazione | Un disastro per l’azienda del gruppo Stellantis

Fabbrica Fiat - fonte_Canva - adginforma.it

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Un’auto amatissima, una fabbrica in corsa e poi, all’improvviso, un imprevisto che manda tutto fuori strada. Ecco cos’è successo.

C’era chi aveva già fatto i bagagli, affittato casa, imparato qualche parola della lingua locale. Sembrava l’inizio di una nuova avventura.

Un progetto industriale ambizioso, fatto di promesse, numeri e aspettative alte, altissime.

Gli operai erano partiti con entusiasmo, pronti a far ripartire una macchina ferma da troppo tempo.

Ma un dettaglio burocratico, tanto banale quanto fatale, ha cambiato tutto da un giorno all’altro.

Il sogno di riportare la Fiat tra le auto del popolo

Quando è stata presentata, ha fatto battere il cuore a molti. Il ritorno della Panda, stavolta in una versione “Grande”, doveva essere la risposta italiana alla mobilità urbana del futuro. Linee vintage, consumi ridotti, prezzo accessibile: una formula semplice, che ha convinto migliaia di acquirenti in poche settimane. Più di 15.000 ordini, e un’ondata di entusiasmo che sembrava riportare il brand Fiat al centro della scena europea.

Dietro le quinte, però, la catena produttiva faticava a tenere il passo. Per dare impulso alla produzione, decine di operai esperti sono stati trasferiti in uno stabilimento all’estero, in supporto a una forza lavoro ancora acerba. L’obiettivo era ambizioso: 500 auto al giorno. Ma la realtà si è rivelata diversa: ritmi lenti, carenze logistiche, tensioni crescenti. E poi, un errore. Piccolo sulla carta, ma devastante nella pratica.

Fabbrica - fonte_Canva - adginforma.it
Fabbrica – fonte_Canva – adginforma.it

Permessi scaduti, licenziamenti e una chiusura che fa rumore

Il colpo di scena è arrivato all’improvviso. Una quarantina di operai italiani si sono ritrovati costretti a lasciare la fabbrica dove lavoravano, per un errore nell’emissione dei permessi di soggiorno. I 90 giorni consentiti erano scaduti e i documenti per prolungare la permanenza non erano mai stati completati. Il rischio? Essere considerati irregolari, addirittura clandestini. Così, in pochi giorni, sono stati rimpatriati. Alcuni avevano già affittato casa, pagato anticipo, preso impegni sul posto.

A quel punto Stellantis ha confermato il problema, liquidandolo come “burocratico e risolvibile”. Ma non è finita. Senza i rinforzi italiani, e con le ferie estive imminenti, la produzione è entrata in crisi. Lo stabilimento chiuderà i battenti dal 2 al 17 agosto. Ma la vera notizia è che molti degli operai non torneranno. Alcuni sono stati ufficialmente licenziati, altri sono stati lasciati in attesa, senza certezze. Lo stabilimento di Kragujevac, in Serbia, è oggi mezzo vuoto. E il destino del Grande Panda, più incerto che mai.