GUIDA IN STATO D’EBREZZA: la patente non te la tolgono, ma ti condannano ai lavori forzati | Peggio della schiavitù
Guida in stato di ebrezza in auto (Canva) Adginforma.it
Cambia tutto per chi guida in stato di ebrezza: niente carcere, ma lavori forzati. E la patente? Non sempre.
Cosa succede davvero se ti fermano ubriaco alla guida? Le apparenze ingannano più della quantità d’alcol nel sangue.
Mentre credi di rischiare solo una sospensione, potresti ritrovarti a svuotare cestini nei parchi pubblici.
Il codice penale non perdona, ma a volte sorprende con sentenze che sembrano uscite da un romanzo distopico.
Eppure, dietro ogni articolo di legge, c’è sempre una storia concreta, fatta di errori, rimorsi e compromessi. Cosa sta succedendo e cosa rischi.
La punizione che (forse) non ti aspetti
Chi guida dopo aver bevuto troppo sa che sta rischiando grosso. Multe salate, sospensione della patente, perfino il carcere: è tutto previsto. Ma tra le pieghe della legge, esiste un’alternativa che sembra più una punizione medievale che una misura rieducativa. I giudici possono infatti sostituire la pena detentiva con i lavori di pubblica utilità: non retribuiti, obbligatori, e tutt’altro che simbolici.
C’è chi si ritrova a pulire marciapiedi, a partecipare a progetti educativi sulla sicurezza stradale o ad assistere in comunità per tossicodipendenti. Una punizione che, sulla carta, dovrebbe rieducare. Ma che nella pratica somiglia più a una condanna sociale. Nessuna uniforme arancione, ma il peso del giudizio resta. E la patente? Spesso è sospesa, a volte per mesi. Ma non sempre.
Una sentenza che cambia le regole del gioco
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22457 del 2025, ha dato una nuova lettura dell’articolo 186 del Codice della Strada. Ha stabilito che chi accetta di svolgere i lavori di pubblica utilità in modo diligente, può ottenere una riduzione della sospensione della patente fino alla metà del periodo previsto. Niente carcere, niente multa salata, e la prospettiva concreta di tornare a guidare prima del previsto. Ma a che prezzo?
Il caso esaminato riguardava un automobilista trovato con un tasso alcolemico oltre i limiti: condannato, sì, ma con pena convertita in lavori socialmente utili. Il giudice ha poi fissato un’udienza per verificare la buona condotta e, accertata la correttezza nello svolgimento delle attività, ha ridotto la sanzione accessoria. Addio carcere, addio confisca del veicolo. Ma non è un automatismo: serve impegno, serietà, e soprattutto un controllo attento da parte degli enti locali incaricati. Questa decisione, pur nascendo da un caso specifico, apre una strada per molti. Ma impone anche una riflessione: è davvero una pena “più leggera” o solo un’altra forma di condanna, stavolta sociale?