I veleni di Casa Red Bull non frenano Verstappen. Max vince ed è sul podio per la centesima volta

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Almeno in apparenza, la doppietta d’Arabia, messa a segno ieri, sembra possa allentare le tensioni che si vivono in Red Bull da un po’ di settimane. Il risultato sportivo, seppure di tutto rispetto, non crediamo sia però bastevole ad archiviare una vicenda che poco ha a che fare coi motori. L’ipotesi che lo scandalo a sfondo sessuale, di cui è protagonista Christian Horner, possa essere l’origine di cotanto rumore è senz’altro condivisibile, ma i fatti e le dichiarazioni di questi ultimi giorni fanno pensare a una malcelata lotta di potere nel team anglo-austriaco.

Tutto inizia con una denuncia. Una dipendente definisce “fuori dalle righe” alcuni messaggi telefonici a lei inviati da Horner. Si dà corso a un’accurata indagine interna, al temine della quale l’azienda assolve il manager e sospende la donna con stipendio pieno. Si alza un inevitabile polverone. La decisione appare immediatamente inaccettabile. Ancora di più se si considera che la scuderia campione del mondo si è guardata bene dal pubblicare il report degli accertamenti condotti. Arriva una condanna pressoché unanime da parte dei tabloid inglesi e di alcune giornaliste della BBC. Si fanno sentire pure i responsabili delle altre squadre. Toto Wolff di Mercedes e Zac Brown di McLaren chiedono ai vertici della F1 una trasparenza maggiore nei fatti di Red Bull. E poi c’è il colpo di grazia. Inferto, sembra, da Helmut Marko.

L’anziano consigliere del team, persona vicinissima a Max Verstappen, avrebbe inoltrato una mail anonima ai personaggi che contano nel circo delle monoposto. Ai circa duecento destinatari vengono inviati contenuti compromettenti che riguardano la vicenda. È il segnale definitivo e inequivocabile che nella squadra si respira da tempo un’aria pesante. E, sebbene gli scenari cambino a ripetizione, è piuttosto palese la frattura creatasi tra il clan dei Verstappen (Max e il papà Jos) e il team principal. I primi, compreso Marko, benvisti e difesi dalla dirigenza austriaca. Il secondo nelle grazie del socio di maggioranza, il thailandese Chalerm Yoovidhya. Il campione olandese è legato peraltro alla scuderia anglo-austriaca fino al 2028. Una clausola del contratto però gli consentirebbe di lasciare, anche da subito, la squadra nel caso in cui venisse messo alla porta Marko o questi si dimettesse. D’altra parte fu proprio l’ottantunenne dirigente a lanciare Max, ancora diciassettenne, nel mondo della Formula Uno. Un legame indissolubile, dunque, mediante il quale il pilota potrebbe perfino migrare in Mercedes. Visto che è ormai certo il passaggio alla Rossa di Maranello di Lewis Hamilton.

Intanto gli ultimi segnali registrano la presenza a Jeddah di Oliver Mintzlaff. Il responsabile delle attività sportive di Casa Red Bull ha tenuto a mostrarsi in compagnia del mentore del pilota olandese. Se non fossero segnali di solo fumo, allora l’incontro tra Marko e Mintzlaff potrebbe significare un appianamento fra le due fazioni. Per il bene primario del team, innanzitutto. Ma c’è qualcuno che ancora scommetterebbe sul prosieguo della battaglia. Vedremo come andrà a finire. Intanto Max, piede a tavoletta, continua a inanellare vittorie. E a conquistare podi. Quello di ieri porta il numero 100.