Il Napoli fa harakiri. Ora è nono in campionato.

È durato meno di cinque minuti l’esordio in azzurro di Pasquale Mazzocchi. Il giocatore, tra i rinforzi del mercato di riparazione del Napoli, rimedia un rosso diretto (ineccepibile), sul campo del Toro, con un intervento scellerato sull’avversario che neanche tra i dilettanti si vede. Non si concedono attenuanti che, per un napoletano doc come lui, potrebbero giustificare l’impeto e la vigoria del gesto. No. Piuttosto il deplorevole episodio sintetizza lo stato d’animo di una squadra in balia di sé stessa, anche frustrata, che proprio non riesce a fermare una caduta verticale, davvero sconcertante, per la quale si potrebbero trovare le più improbabili giustificazioni.

E invece no, ribadiamo. Non c’è alcuna giustifica per una squadra confusa, a volte irritante, svogliata, che a pallone proprio non gioca più. Le eventuali attenuanti preferiamo definirle concause di uno sfracello pressocché totale di un autentico gioiellino, bello a vedersi, durato poco, troppo poco, specie se si guarda alla “piazza”, competente e affamata di calcio al tempo stesso, dove è stato costruito. Certo, si dirà, mancano gli artefici principali per una eventuale ripetizione o, come qualcuno si era azzardato a pensare, per l’inizio di un ciclo. È vero solo in parte, o non è vero affatto. Una causa, una fra tante, si è accennato, che trova riscontro solo se si danno per infelici le scelte estive di Aurelio De Laurentiis.

E in effetti il presidente ci ha messo del suo. Per un motivo determinante, a ben vedere. Negli anni passati, per ogni addio, aveva scelto alla grande i sostituti. Tranne pochissimi flop, le aveva azzeccate quasi tutte. Su ogni figura: allenatori, direttori sportivi e calciatori. E se si pensa che la gestione di ADL, di scudetti, ne avrebbe potuto portare addirittura due, si capisce in maniera facile come la scorsa estate abbia annebbiato alquanto la mente del numero uno della SSC Napoli. La scelta per così dire sparagnina di Garcia e un DS quasi fatto in casa sono apparsi da subito destabilizzanti.

I rimpiazzi poi dei partenti Kim e Lozano non hanno certo entusiasmato. Il presidente già un paio di volte si è definito, anche in maniera piuttosto plateale, conoscendolo, responsabile unico di quanto è accaduto e sta accadendo. Ora però bisogna intervenire. E con determinazione. Come peraltro egli stesso ha promesso. In che modo è difficile dirlo. O forse impossibile. Probabilmente gli acquisti di gennaio neanche basteranno. È urgente rivedere le posizioni in fatto di rinnovi. Troppi rinvii hanno creato incertezze e malcontento alla squadra. Che anche dal punto di vista atletico appare praticamente ferma e affaticata.

Se vogliamo dirla tutta dobbiamo anche parlare dei singoli. L’entusiasmo e l’attaccamento, si direbbe, ai colori sociali, della stagione scorsa, sembrano essersi polverizzati. Da parte di tutti. E l’umiltà appare smarrita. Basterà la misura punitiva del ritiro? Il 21 febbraio, al Maradona, il Napoli ospiterà il Barcellona per l’andata degli ottavi d Champions. Dunque, che tutti si rimbocchino le maniche. Tutti. Sarà in grado Valter Mazzarri di farsi sentire o sarà tentato di farsi da parte, proprio per il bene del Napoli? Riconoscendogli un carattere sanguigno, certo, ma soprattutto trasparente ed onesto, il tecnico di San Vincenzo potrebbe sorprenderci. E allora la matassa si potrebbe ulteriormente aggrovigliare.

Pasquale Alfano

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