Il prossimo ANNO SCOLASTICO terminerà a febbraio | Studenti troppo ansiosi, li mandano a casa molto prima
Bambini a scuola (Canva) Adginforma.it
Si vocifera di una rivoluzione nel calendario scolastico: studenti a casa già da febbraio. Cosa c’è davvero dietro?
Un’indiscrezione ha iniziato a circolare tra i corridoi delle scuole e le chat dei genitori.
C’è chi l’ha accolta con entusiasmo e chi ha storto il naso.
Alcuni insegnanti si interrogano, mentre gli studenti fanno già il conto alla rovescia.
Una riforma potrebbe riscrivere il calendario scolastico: ma sarà davvero tutto così semplice?
Scuole svuotate, ansia alle stelle: qualcosa deve cambiare
C’è un disagio crescente tra i banchi, un’inquietudine sottile che si trasforma in stanchezza cronica già a metà anno. Sempre più adolescenti parlano di ansia, pressione, burnout. E le famiglie, preoccupate, cercano risposte in un sistema educativo che sembra arrancare. I numeri parlano chiaro: si moltiplicano le segnalazioni di malessere psicologico, e il rendimento scolastico inizia a risentirne già nei mesi invernali.
Mentre le temperature delle aule salgono e le energie scendono, la domanda è sempre la stessa: si può davvero pensare di riformare la scuola mettendo al centro il benessere? E soprattutto: chi decide come e quando si cambia? Intanto, i più ottimisti sognano già vacanze anticipate. Ma dietro questa voce, che parla di un anno scolastico che finisce a febbraio, c’è ben altro. Un’ipotesi che ha radici profonde e intenzioni più complesse di quanto sembri.
Una “pausa a febbraio” per rallentare il burnout e aiutare chi è in difficoltà
La vera notizia è che la Regione Emilia-Romagna sta studiando una revisione del calendario scolastico per introdurre una pausa didattica a febbraio, tra la fine del primo e l’inizio del secondo quadrimestre. Non si tratta di un “spring break”, come qualcuno ha frettolosamente battezzato l’iniziativa, ma di una vera e propria sospensione pensata per il recupero e il supporto. L’obiettivo? Offrire tempo e strumenti a chi arranca, in un contesto sempre più segnato dall’aumento dei disturbi legati all’ansia tra gli studenti: +286% in pochi anni.
A settembre partirà una commissione dedicata con tavoli di ascolto tra scuola, famiglie, sindacati e istituzioni. Nessuna decisione imposta dall’alto, promettono dalla Regione, ma un processo partecipato per conciliare l’istruzione con le reali esigenze dei ragazzi e di chi li educa. Il calendario non verrà tagliato, ma distribuito meglio. E forse, per una volta, la scuola si prenderà una pausa per respirare, prima di ripartire davvero. L’idea di fermarsi per qualche giorno a febbraio non è un capriccio istituzionale, ma una risposta concreta a un malessere reale. Non si accorcia l’anno scolastico, si cambia passo: si rallenta per permettere ai ragazzi di non spezzarsi. Se la scuola vuole tornare a essere un luogo dove si cresce davvero, e non solo si corre verso una verifica, allora servono pause intelligenti, spazi di recupero, ascolto attivo. Questa riforma, se confermata, potrebbe segnare un punto di svolta. Perché non basta insegnare: serve anche imparare a stare bene. E forse, cominciare da febbraio, è il primo passo.