La crisi economica ha distrutto la BANCA D’ITALIA: sedi chiuse e soldi assenti | Si cerca di salvare quello che si può
Banca d'Italia - fonte_Ansa - adginforma.it
Palazzi vuoti, soldi fermi e immobili storici in vendita: cosa sta succedendo davvero alla Banca d’Italia?
Dietro le mura imponenti dei palazzi storici un tempo sede della Banca d’Italia, oggi regna il silenzio.
Non è un film apocalittico, è la cronaca di una lenta ma inesorabile ritirata.
La crisi economica ha colpito anche chi, in teoria, dovrebbe esserne il baluardo. E ora, tra aste pubbliche e manutenzioni sempre più costose, l’istituto centrale tenta di liberarsi di un’eredità pesante.
Ma cosa significa davvero che la Banca d’Italia “vende casa”? E perché proprio adesso?
Una dismissione lunga 15 anni: quando la banca centrale si svuota
Non tutti lo sanno, ma la Banca d’Italia, oltre a regolare l’economia e vigilare sul sistema bancario, è anche una grande proprietaria immobiliare. Da nord a sud, ha disseminato il Paese di sedi prestigiose, palazzi storici, filiali monumentali. Un patrimonio imponente, costruito nel tempo, che oggi si trasforma in un fardello. E non solo simbolico.
La crisi finanziaria iniziata nel 2008 ha innescato una rivoluzione silenziosa. Da allora, l’istituto ha cominciato a ridurre la propria presenza territoriale. Il risultato? Decine di sedi chiuse, immobili inutilizzati e costi di gestione che continuano a pesare sulle casse pubbliche. Il tutto in un contesto economico sempre più fragile, dove ogni risorsa va ottimizzata. Intanto, la percezione pubblica vacilla. Per molti, vedere la Banca d’Italia mettere all’asta i propri palazzi è un segnale di debolezza. Ma è davvero così? O si tratta, piuttosto, di una strategia per sopravvivere a un’epoca che ha rivoluzionato il concetto stesso di banca?
Sei immobili all’asta: ecco dove la Banca d’Italia prova a “fare cassa”
Pochi giorni fa, Via Nazionale ha ufficialmente aperto una nuova fase della sua operazione di dismissione. Sei ex-filiali verranno messe in vendita: si trovano a Brindisi, Pesaro, Pisa, Ravenna, Savona e Viterbo. Immobili chiusi da tempo, spesso inutilizzati da oltre quindici anni, che però continuano a essere mantenuti con costi non indifferenti. L’obiettivo è liberarsene entro l’estate. La base d’asta complessiva è di 18,9 milioni di euro per oltre 27.000 metri quadri.
Spiccano Palazzo Franceschi a Pisa (4,4 milioni) e il palazzo ex Banca d’Italia di Savona, riconosciuto di interesse culturale (3,8 milioni). Anche l’ex sede di Ravenna, Palazzo Vitelloni, è un edificio storico, con prezzo base di 3,7 milioni. Non si tratta di una svendita, ma di una necessità. L’Italia cambia, le banche cambiano con lei. E la Banca d’Italia, oggi più che mai, è chiamata a fare i conti non solo con l’economia, ma anche con la propria storia.