A due anni dalla scomparsa, la Rai rende omaggio a Piero Angela intitolandogli il Centro di Produzione della sua Torino. È stato il figlio Alberto, insieme col neo direttore del centro Guido Rossi e il sindaco Lo Russo, a svelarne la targa davanti all’ingresso storico di via Verdi. Un tributo giusto, forse perfino dovuto, a un grande giornalista che è riuscito come pochi a portare sui teleschermi italiani l’informazione scientifica destando curiosità a ogni tipo di platea.
E il pubblico televisivo, ad Angela, ha risposto sempre con passione e presenza. Possiamo ritenerlo una vera icona Rai, fin dai tempi del telegiornale. Da molti è considerato il re della divulgazione scientifica. Da tutti, un vero gentleman. Che non si è smentito, fino alla fine. Il giorno prima che morisse lasciò detto «Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Quasi a chiedere scusa.
L’evento dell’inaugurazione ha in pratica aperto gli appuntamenti del Prix Italia, tornato quest’anno a Torino e giunto alla sua settantaseiesima edizione. Si tratta, lo ricordiamo, del concorso internazionale più longevo in materia di produzione radiotelevisiva e multimediale.
Come non bastasse, su una facciata del Centro di Produzione, di Piero Angela è stato completato proprio in questi giorni un murale che lo ritrae così com’era, la mano che saluta e il sorriso cordiale di sempre. Alle prese con libri e televisione, compagni di una vita. L’opera è di Francesco Persichella, un giovane street artist che si firma PISKV. Eloquente la scritta riportata sul disegno: “Sapere aude” cioè Abbi il coraggio di conoscere.
È un grande riconoscimento per mio padre – scrive il figlio Alberto sui social. E ai colleghi presenti al Prix dice è davvero emozionante leggere il nome di Piero Angela all’ingresso degli studi televisivi, ancor più quando penso che proprio a Torino, la sua Torino, lui è rimasto legato nonostante avesse girato il mondo. Un grazie, Alberto Angela, lo rivolge alla RAI. In particolare alle maestranze dell’azienda che con Piero hanno lavorato. E dalle quali è partita, subito dopo la morte, la richiesta di intitolare il Centro al papà. Non proprio un caso, forse, che quel volere sia partito dal basso. Quasi una pretesa che il servizio pubblico radiotelevisivo possa mantenere la via della cultura, a prescindere dalle influenze politiche.
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