L’Istituto Superiore di Sanità pubblica di dati inerenti ai disturbi alimentari: in Europa crescono le nuove diagnosi
Disturbi alimentari, dati allarmanti in Italia ed Europa - adginforma.it (Foto depositphotos)
Il 2 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dei disturbi alimentari: i dati ancora preoccupanti in Italia ed Europa.
Le persone con disturbi alimentari aumentano in Italia e in tutta Europa: i dati sono allarmanti e le ultime analisi condotte dall’Istituto Superiore della Sanità tracciano un quadro complesso.
Anoressia, bulimia e binge eating disorder sono alcune delle situazioni più diffuse: l’1% della popolazione italiana soffre di anoressia nervosa, con il 90% dei casi rappresentato prevalentemente da donne.
L’allarme cresce in considerazione del fatto che ad essere colpiti da disturbi alimentari sono anche i bambini: in Europa il 2% della categoria soffre di problematiche legate al rapporto con il cibo.
Il 2 giugno si è celebrato il World Eating Disorders Day e la Società Italiana di Psichiatria (SIP) ha invitato tutti a riportare l’attenzione sulla complessità dei disturbi alimentari, che non possono essere ridotti solo a problemi “culturali” o di mera immagine corporea.
Disturbi alimentari, qual è la situazione in Italia
L’1% della popolazione nazionale soffre di anoressia nervosa, ma i dati sui disturbi alimentari tracciano un quadro allarmistico anche in considerazione del fatto che ad essere coinvolti da tali problematiche sono anche i più piccoli. Anoressia e bulimia si possono iniziare a manifestare tra i 15 e 25, ma molti soffrono di tali disturbi molto prima: durante il primo semestre del 2020, le nuove diagnosi di disturbi alimentari nei più piccoli sono cresciute del 40% rispetto all’anno precedente.
Gli stessi dati si ritrovano anche nel resto d’Europa con una percentuale del 2% che coinvolge i bambini: la più alta al livello globale. Secondo gli esperti e gli psichiatri, in considerazione della situazione che si vive in Italia e nel resto d’Europa, è necessario che l’approccio al cibo non venga condizionati da semplificazioni mediatiche o narrazioni ideologiche, poiché i disturbi alimentari non devono essere associati solo ed esclusivamente ai modelli della società contemporanea.
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Il parere degli esperti
Liliana dell’Osso, psichiatra e presidente della SIP, ha sottolineato come negli ultimi anni l’attenzione dei media per i disturbi alimentari sia cresciuta notevolmente con il rischio, però, di causare confusione, soprattutto nei più giovani. “[…] Questo slancio comunicativo ha spesso generato confusione, sovrapponendo concetti diversi – salute e politica, malattia e cultura, natura e ambiente – e trascurando la base clinico-biologica della malattia. Un esempio evidente è il movimento della body positivity dove la giusta lotta agli stereotipi estetici si è fusa con il principio dell’inclusività, rischiando però di incoraggiare, inconsapevolmente, comportamenti errati o di ostacolare l’accesso alle cure”.
Ciò che è importante comprendere è che i disturbi alimentari non nascono a causa dei modelli imposti dalla società contemporanea, ma possono affondare le loro radici in qualcosa di più profondo, così come dimostra la storia di ognuna di queste problematiche.