MAXI CONCORSO AI: 91 mila i posti aperti per dimostrare che l’intelligenza umana è migliore dell’artificiale | Serve solo il diploma
Opportunità di lavoro (Canva) Adginforma.it
Un cambio silenzioso ma radicale sta rivoluzionando il volto della Pubblica amministrazione italiana. Ecco cosa sta realmente accadendo.
In silenzio, qualcosa si sta muovendo nei corridoi di ministeri e uffici pubblici.
Le scrivanie cambiano proprietario, i badge passano di mano, le stanze si riempiono di nuove voci.
A guidare questa trasformazione non sono slogan, ma numeri, scelte strategiche e una direzione precisa.
Una svolta generazionale si fa spazio tra faldoni e computer, e non è solo una questione di età.
L’attesa che cambia i volti dello Stato
Per decenni, entrare nella Pubblica amministrazione ha significato superare montagne di burocrazia e anni di attese. I concorsi erano sporadici, le assunzioni a rilento. Le scrivanie dei ministeri erano presidiate perlopiù da generazioni cresciute negli anni Ottanta e Novanta, custodi di un sapere sedimentato, ma anche di una lentezza cronica nel cambiamento. Poi, improvvisamente, è arrivato il vento della riforma. Le urgenze digitali, le lacune negli organici, i pensionamenti in massa hanno creato un vuoto impossibile da ignorare. E quel vuoto oggi si trasforma in occasione con il maxi concorso pubblico.
Giovani laureati, esperti di tecnologie e gestione dei dati, si affacciano a un mondo che fino a ieri sembrava loro precluso. Ma non si tratta solo di rimpiazzare chi va in pensione. C’è una nuova idea di Stato che prende forma, più agile, meno verticale, più orientata al risultato che alla mera presenza. E per questa idea servono volti nuovi, mentalità diverse. Una macchina che guarda al merito e alla velocità, più che all’anzianità e al tempo trascorso in ufficio.
Quasi 100.000 nuovi ingressi: la PA volta pagina
Nei primi sei mesi del 2025, il Governo ha pubblicato 9.000 bandi di concorso, aprendo la strada a 91.000 nuove assunzioni. Un dato che fa lievitare il totale previsto nel triennio 2023-2025 a oltre 500.000 ingressi nella Pubblica amministrazione. Le priorità sono chiare: under 40, competenze digitali, intelligenza artificiale, gestione per obiettivi. La macchina dello Stato si trasforma in un laboratorio dove la parola d’ordine è “merito”. Non solo: molte amministrazioni stanno riducendo le proroghe oltre i 67 anni, lasciando spazio a giovani professionisti e prevedendo tutoraggi mirati solo dove strettamente necessario.
E mentre l’età media attuale degli statali sfiora i 50 anni, sul portale “inPA” si contano già oltre due milioni di iscritti, metà dei quali ha meno di 40 anni. Ministeri come Giustizia, Agricoltura, Interno e Università hanno già cominciato a ridurre o azzerare le proroghe di servizio. Una rivoluzione silenziosa, ma concreta. Perché il futuro della PA italiana, almeno stavolta, non si scrive con le promesse, ma con i numeri.