“Non tutti i mali vengono per nuocere” e nemmeno i batteri: questi producono TACHIPIRINA gratuitamente | Addio ai malanni stagionali
Batteri - Adginforma.it (Fonte Pixabay)
Incredibile ma vero: i ricercatori hanno scoperto un particolare batterio in grado di produrre il paracetamolo, ovvero il principio attivo della Tachipirina.
Senza dubbio, il paracetamolo è uno dei farmaci più utilizzati al mondo, ed è noto per i suoi portentosi effetti antipiretici e analgesici. Non a caso, quando il termometro si avvicina ai 39°C si ricorre tempestivamente alla Tachipirina, il farmaco più universalmente conosciuto a base del medesimo principio attivo.
Sviluppato nel XIX secolo e commercializzato a partire dal 1950, il paracetamolo riduce inoltre gli effetti del mal di testa, dei dolori muscolari e persino delle nevralgie, riducendo la febbre e bloccando la sintesi delle prostaglandine nel sistema nervoso centrale.
Viene perciò utilizzato nel contrasto alla cefalea, alla febbre da infezioni, ai disturbi mestruali o post-traumatici, ed è spesso preferito ai FANS (antinfiammatori non steroidei) per la sua minore tossicità gastrica.
Una vera manna per chi soffre di tali condizioni, ma il suo processo produttivo, derivante dalla lavorazione di derivati dal petrolio, potrebbe in futuro subire uno stop: come ormai sappiamo bene, si tratta di risorse non rinnovabili. Ed è qui che, incredibilmente, entra in gioco un particolare batterio che potrebbe rivoluzionare la catena di produzione del paracetamolo…
Il paracetamolo: un farmaco destinato a scomparire?
Entrando più nel dettaglio, la produzione industriale del paracetamolo avviene prevalentemente tramite la sintesi chimica. Il processo più comune, infatti, parte dal fenolo, che viene successivamente trasformato in p-nitrofenolo, ridotto a p-aminofenolo e infine in acetilato, ultimo step che permette di ottenere le canoniche compresse di Tachipirina.
Si tratta senz’altro di una procedura laboriosa, ma anche costosa in termini di risorse: come anticipato, le materie prime derivano dal petrolio, e potrebbero non essere più disponibili a scopo farmaceutico nei prossimi decenni. Dovremo quindi rassegnarci all’estinzione del paracetamolo? Sembra di no.
Il batterio intelligente… ed ecologico
Dal Wallace Lab dell’Università di Edimburgo è arrivata una svolta epocale: un team di ricercatori ha infatti recentemente dimostrato che l’Escherichia coli, un batterio assai comune, può essere geneticamente modificato per convertire l’acido tereftalico – un componente delle plastiche PET – in paracetamolo.
Tale processo sfrutta l’ingegneria metabolica, e apre la strada a un approccio produttivo più ecologico e rispettoso dell’ambiente, riciclando la plastica di scarto (come le canoniche bottigliette di acqua) in un farmaco e riducendo al contempo la dipendenza dalle fonti fossili. Inoltre, il ricorso alla modificazione genetica dell’E. coli permette di abbattere anche i costi di produzione, con un potenziale abbassamento del prezzo finale al consumatore. Il progetto è ancora in fase sperimentale… ma la prossima Tachipirina che ingerirete potrebbe contribuire attivamente alla salvaguardia del pianeta!