Scatta il DIVIETO ASSOLUTO: nel mare italiano uomini e donne non possono stare insieme | Moglie e marito in vacanza separati
Spiaggia per sole donne (canva) Adginforma.it
Un luogo sospeso nel tempo impone ancora oggi la separazione dei sessi: lì, il mare ha regole tutte sue e qui regna il divieto assoluto.
Nel cuore dell’estate italiana, c’è un angolo di spiaggia dove nemmeno marito e moglie possono tuffarsi insieme.
Non si tratta di un divieto imposto da religione o sicurezza, ma da una tradizione che resiste da oltre un secolo.
Qui, ogni gesto quotidiano, un bagno, una passeggiata, persino una chiacchierata, può cambiare significato a seconda del lato del muro in cui ci si trova.
E proprio quel muro, bianco e silenzioso, divide da sempre due mondi che, altrove, si confondono. Ma di quale muro si tratta?
Un tuffo nell’insolito: dove il mare non è per tutti
L’estate in Italia ha mille sfumature: spiagge affollate, ombrelloni colorati, famiglie riunite e coppie che si rincorrono tra gli spruzzi. Ma non ovunque è così. C’è un luogo, discreto e quasi nascosto, dove queste immagini non esistono. Qui le regole sono diverse, e chi arriva per la prima volta si ferma, perplesso, davanti a un muro alto oltre tre metri che taglia in due la spiaggia e il mare stesso. Non è una separazione metaforica, né una trovata turistica: è un confine reale, che ha resistito a guerre, leggi, mode e persino all’ironia del tempo.
Eppure, chi frequenta questo stabilimento lo fa con convinzione, orgoglio, senso di appartenenza. Perché, in un’epoca di mescolanze e connessioni, questo spazio diviso rappresenta una forma rara di libertà: quella di scegliere, anche il silenzio e la distanza. Ci si va da soli, con gli amici, con i figli piccoli. Ma mai con il proprio partner. Perché qui, il mare non si condivide.
Il Pedocin di Trieste: un muro che unisce dividendo
Succede a Trieste, al Bagno Comunale “La Lanterna”, ma per tutti è semplicemente il Pedocin. È l’unica spiaggia in Italia — e forse in Europa — dove uomini e donne non possono stare insieme. Da una parte le donne, con accesso ai bambini sotto i 12 anni. Dall’altra gli uomini, separati da un muro bianco che continua fin dentro il mare. Un confine netto, voluto dalla storia e difeso dalla città. La sua origine risale al 1903, quando Trieste era ancora sotto l’Impero Austro-Ungarico: una soluzione pratica per garantire igiene, decoro e rispetto dei costumi del tempo.
Quel muro è stato abbattuto una sola volta, nel 1959, ma subito ricostruito. Negli anni, le proposte per eliminarlo si sono susseguite, ma ogni volta la risposta è stata la stessa: lasciatelo dov’è. Il Pedocin è rimasto intatto, ristrutturato nel 2009, oggi tinteggiato di azzurro e bianco. Per i triestini non è un’anomalia, ma un diritto in più. Non per moralismo o nostalgia, ma per un’idea concreta e laica di benessere. Qui, la separazione non è imposizione, ma possibilità. Un modo diverso, e unico, di vivere il mare.