Sfruttamento e condizioni disumane sul lavoro: un operaio cinese denuncia una fabbrica a Milano
Carabinieri sequestrano ditta cinese - adginforma.it - 20250520 (Foto Instagram @armadeicarabinieri)
Fabbrica-dormitorio nell’hinterland milanese: finito in manette per caporalato un cinese, mentre l’attività è stata sospesa per violazioni.
Operai cinesi sfruttati in una fabbrica destinata al confezionamento di abbigliamento nell’hinterland nord di Milano: la denuncia è partita da uno degli operai in seguito ai continui sfruttamenti e ad un caso di aggressione.
La struttura, definita dai carabinieri del Nucleo operativo del Gruppo per la Tutela del Lavoro come una fabbrica-dormitorio, era stata allestita anche per consentire agli operai di mangiare e dormire.
Le condizioni igienico-sanitarie sono apparse sin da subito pessime e i militari intervenuti hanno proceduto con l’arresto del titolare della ditta, un cinese, per caporalato, mentre sono partite ammende e sanzioni per un totale di 134mila euro.
Il blitz è avvenuto nella giornata del 13 maggio e, al momento del loro arrivo, i Carabinieri hanno riscontrato anche una serie di illegalità: pagamenti sottosoglia, orario di lavoro non conforme, ambienti insalubri e gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Cinesi sfruttati in una fabbrica di Milano
La ditta impegnata nel confezionamento di abbigliamento è situata a Bollate. Qui una decina di operai di origine cinese venivano sfruttati e costretti a orari di lavoro disumani, con paghe ben al di sotto della soglia minima garantita. Obbligati a lavorare 90 ore a settimana, sette giorni su sette per 4 euro all’ora, vivevano anche all’interno della struttura dove era stata allestita una sorta di dormitorio ritrovato in pessime condizioni igieniche.
Cinque di questi lavoravano in nero e la denuncia è partita proprio da uno degli operai, esasperato dalle condizioni di vita cui era costretto. Quest’ultimo, dopo aver rivendicato arretrati pari a 10mila euro, è stato aggredito dal titolare riportando lesioni e una prognosi di 45 giorni. La denuncia ha dato il via alle indagini dei Carabinieri culminate con l’arresto del titolare della ditta per caporalato e sanzioni e ammende per più di 100mila euro.
Violenze e soprusi contro gli operai
L’amministratore della ditta di abbigliamento di Bollate è finito in manette per aver fatto leva su una forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera nel lavoro dipendente, sanzionata dagli ordinamenti di vari Stati in tutto il mondo.
Colto in flagranza di reato, ora rischia la reclusione da uno a sei anni e una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. In totale, i cinesi costretti a lavorare nonostante violenze e soprusi sono dieci, metà dei quali in nero e senza permesso di soggiorno.