Altro trionfo per Jannik Sinner. Nel torneo ATP 500 di Vienna batte ancora, a sole due settimane da Pechino, il russo Daniil Medvedev, sua ex bestia nera. È il decimo titolo in carriera, quello con cui l’altoatesino eguaglia le vittorie di Adriano Panatta. Consolidando peraltro la quarta piazza nel ranking mondiale, emulando anche qui il campione romano. È stato un match tiratissimo e per portarlo a casa ci sono voluti ben 184 minuti.
Ce ne sono voluti 23 al quarto game della partita decisiva in cui si sono giocati 32 punti. Game nel quale l’italiano strappa il servizio all’avversario dopo otto palle break. Tre set, sempre punto a punto, senza esclusione di colpi. Una battaglia epica, sfiancante, al termine della quale anche il #3 del mondo è sembrato non ne avesse più. Eppure è risaputo che il russo, con questi tipi di partite, ci va a nozze. Mai è sembrato che uno dei due potesse prevalere sull’altro.
Anche se dopo l’1 a 1 pareva in calo proprio l’azzurro. Così non è stato. Anzi, a conti fatti, Jannik l’ha spuntata con merito. La partita archiviata un paio d’ore fa evidenzia la crescita inarrestabile del Barone Rosso. Al netto degli splendidi risultati che continua ad inanellare, il ventiduenne di San Candido appare ormai maturo, forte fisicamente e soprattutto mentalmente. Dell’opera sono anche artefici i due coach. Simone Vagnozzi e Darren Cahill sono una coppia seria e affiatata.
La passione del primo e l’esperienza del secondo si fondono sinora egregiamente con l’ambizione di Sinner. E senza alcun dubbio stanno mettendo a punto un ragazzo che già da tempo apprezzano tanti addetti ai lavori e che, come auspicano i tifosi ma anche la Federazione Italiana Tennis, ha tutte le carte in regole per ascendere all’Olimpo dello sport del diavolo e giocarsela, come sta facendo, alla pari coi tre campioni che lo precedono. E chissà, un giorno, superarli. La strada sembra quella giusta. In bocca al lupo Jannik.