ULTIM’ORA: i mammut non si sono mai estinti e sono in Italia | All’Aquila avvistato esemplare gigante

Mammut nel prato

Mammut nel prato (Canva) Adginforma.it

Nel cuore dell’Abruzzo avvistato un gigante del passato. La sua storia lascia in chi lo vede un brivido inatteso.

C’è chi lo incontra per caso, passeggiando tra mura antiche, ignaro della presenza colossale che si trova lì da secoli.

Chi guarda quella presenza pensa a un’illusione scenografica per turisti e scolaresche.

In realtà, in quel luogo silenzioso, si conserva una vita intera: di dolore, di sopravvivenza, di resistenza.

Un gigante ferito, che ancora oggi ci osserva passare con il suo coraggio muto ma imponente. Di cosa si tratta.

Una presenza che sembra respirare

Nel Bastione Est del Castello cinquecentesco dell’Aquila, tra archi in pietra e luci soffuse, si erge una presenza imponente. Quattro metri di altezza per un gigante che regna nel silenzio. I visitatori della città, lo cercano e si fermano a guarda, fotografano, e spesso ripartono senza sapere davvero cosa hanno davanti.

Non è un’installazione. Non è un fac-simile. È un essere reale, antico, custodito sotto la montagna. Ma la sua storia non si legge nei pannelli informativi. È nascosta in una zanna che manca, nella leggera torsione delle vertebre, nel modo in cui si regge ancora in piedi, seppure spezzato. L’impressione è che quel mammut non sia un ricordo ma che sia ancora vivo. Che continui a raccontare, la vita sulla Terra, le battaglie vissute e che non mai vinto ma neppure del tutto perso.

Ossa di Mammut
Ossa di Mammut (Canva) Adginforma.it

La scoperta del secolo (nascosta sotto l’argilla)

Era il 1954. In una cava d’argilla alla periferia dell’Aquila, un gruppo di operai trivellava per scavare un pozzo. L’attrezzatura colpì qualcosa di duro, troppo duro per essere roccia. Scavando, emerse prima un frammento, poi una struttura completa: lo scheletro di un Mammuthus meridionalis, un esemplare vissuto circa 1,3 milioni di anni fa. Un gigante erbivoro, uno dei ritrovamenti più completi mai avvenuti in Europa.

Ma non era solo l’eccezionalità paleontologica a colpire. Gli studiosi notarono che mancava una zanna, probabilmente persa in uno scontro. L’infezione, mai guarita, e lo squilibrio fisico avevano causato una scoliosi che lo accompagnò fino alla morte. Dolore e sopravvivenza incisi nella postura, nel modo in cui il corpo si era adattato. Oggi quel mammut è esposto al pubblico, vero testimone di un’era remota, ma anche simbolo di una resistenza silenziosa. Non solo un reperto, ma una memoria vivente, che parla a chi ha il coraggio di ascoltarla davvero. Un segno del passaggio sulla Terra di creature che hanno popolato il Pianeta prima dell’uomo.