Autonomia differenziata. Poche certezze, tante polemiche. Le tesi di Bankitalia.

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Non sono poche le perplessità espresse da più parti sul DDL relativo all’autonomia differenziata delle Regioni. I dubbi non arrivano solo dall’opposizione. Sono già alcuni mesi, infatti, che la Commissione Europea ha manifestato divergenze sul provvedimento che propone la Lega di Salvini. E piuttosto preoccupata, in merito, appare anche Bankitalia. Andiamo con ordine. Il decreto, che porta la firma di Roberto Calderoli (attuale Ministro per gli Affari regionali) verrà votato dal Senato il prossimo 23 gennaio. Sembra scontata l’approvazione. Dopodiché il testo passa alla Camera, dove i tempi per il “si” appaiono molto più lunghi.

In ogni caso il Governo conta di intascare l’esito definitivo entro le elezioni europee in agenda ai primi di giugno. Il contenuto riguarda ventitré materie, tutte quelle che la stessa Costituzione, al 3° comma dell’art. 117, definisce “di legislazione concorrente”. Ne fanno parte i trasporti, la ricerca scientifica, l’istruzione, i rapporti internazionali, la sicurezza sul lavoro. Poi c’è il capitolo Sanità, senza dubbio il più attenzionato.

La Banca d’Italia li esamina tutti e ne redige una precisa ed attenta relazione messa a disposizione di Palazzo Madama. Per i tecnici di Via Nazionale, la piena attuazione della Riforma, così come è scritta ora, determinerebbe, in primis, effetti negativi non solo sul sistema economico del Paese ma anche su quello imprenditoriale. A risentirne, la competitività delle aziende italiane sui mercati ma potrebbe risultare più difficoltosa anche la gestione delle pubbliche risorse. Per non parlare del rapporto costi-benefici: una volta completata la “trasformazione” sarà necessaria una più intensa opera di coordinamento almeno in ambito nazionale.

La spesa relativa potrebbe crescere, e non poco. C’è anche un documento di Bruxelles sulla questione italiana. È dello scorso maggio e, in esso, le conclusioni cui arriva la Commissione Europea non si discostano granché da quelle del Governatore Fabio Panetta. “Il tipo di riforma proposta dall’Italia, vi si legge, può compromettere, anche in maniera seria, il controllo sulla spesa pubblica”. Non è un’ipotesi remota, aggiungiamo, se teniamo conto che, in materia di vincoli di bilancio, gli obblighi per le Regioni sono di gran lunga inferiori a quelli che, sia la Costituzione, sia le leggi europee, prevedono nei confronti di Palazzo Chigi.

Cresce intanto la tensione sul fronte politico. Secondo Francesco Boccia (PD) la riforma porterebbe l’Italia a spaccarsi, danneggiando ancora una volta il Sud del Paese. Ancora nell’opposizione qualcuno afferma ci sarebbe il rischio di una devastazione sociale. Per la Fondazione GIMBE si tratterebbe di uno schiaffo al Meridione, in tal modo sempre più dipendente dalla Sanità del Nord.