Musk vs Zuckerberg, ovvero “Attenti a quei due”

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Ci sono delle storie che sono semplicemente incredibili. Quella a cui assistiamo da un po’ di settimane ha addirittura del surreale. Succede che Mark Zuckerberg ed Elon Musk, che già solitamente se ne dicono di tutti i colori sui social, specie quelli di loro proprietà, decidono di passare dalle parole ai fatti generando una vicenda a dir poco clamorosa. Alla quale si fa fatica credere.

Considerando che i due sono in assoluto tra gli uomini più ricchi e più potenti al mondo, è lecito avvertire una certa dose di sconcerto. Zuckerberg, tra i due, è quello più discreto, più misurato e meno loquace; in pratica l’esatto contrario dell’altro Paperone. Musk ha un carattere esplosivo, a volte è quasi un guascone, insomma un egocentrico. Proprio da una provocazione social del patron di Tesla e SpaceX nasce il casus belli di una storia che peraltro ha diviso la platea social web in due autentiche tifoserie.

Nello scorso mese di giugno Meta (e quindi Zuckerberg) crea una nuova piattaforma, la chiama Threads e le conferisce l’ingrato compito di concorrere con “X” creandone una valida alternativa. Quasi un affronto per Musk che senza esitare lancia all’odiato nemico l’ennesima esca provocatoria. Prima gli dà del cornuto, poi vorrebbe un confronto sulla lunghezza del pene. Zuckerberg per fortuna non abbocca. Poi l’idea “geniale” che ancora tiene banco. Twitta “Lo sfido sul ring per un incontro di MMA”. Stavolta la replica non si fa attendere. “Mandami la posizione” risponde secco il CEO di Meta. La faccenda si fa seria, fioccano le locations e si ipotizzano le date. Se proprio i due attori hanno deciso per una bella scazzottata, che si dia inizio all’evento del secolo, o forse del millennio, o finanche della storia dell’uomo. Impossibile davvero pensare a un qualcosa di simile.

Nel bouquet dei possibili posti per lo scontro tra i due social Titani negli ultimi giorni sembrava aver preso piede l’ipotesi del nostro Belpaese. Il tycoon Elon Musk ne sarebbe stato ben felice visto che aveva incassato il “via libera” dal Ministro della Cultura Sangiuliano e dalla stessa Presidente del Consiglio Meloni. Si poteva scegliere tra Colosseo, Arena di Verona o, volendo, gli Scavi di Pompei. “Un menù niente male”. Per fortuna sembra sia sfumato tutto, almeno per l’Italia. E almeno per ora, visto che la parola FINE latita. Frattanto si ingaggiano perfino i coach ideali, ma prima si opta per una messa a punto sui concorrenti. Pare avvertano qualche scricchiolio di troppo.

Qualcuno azzarda che si possa rimandare il tutto alla prossima primavera. Noi, per la verità, ci auguriamo prevalga una minima dose di buonsenso. E che l’animo di questi che qualcuno ha definito i due monelli della Silicon Valley possa rasserenarsi fino al rispetto reciproco. Nel nostro piccolo di italiani proviamo a pensare a un incontro di lotta greco-romana tra Giovanni Ferrero e Paolo Barilla. O, con un pizzico di amarcord, a quello che poteva rappresentare un incontro di boxe tra l’avvocato Agnelli e l’ingegnere De Benedetti.