Tesi di laurea: quando la citazione è considerata plagio?

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Il momento in cui si inizia a scrivere la tesi di laurea è indubbiamente emozionante per qualsiasi studente universitario. Quando lo si chiama in causa, però, è fondamentale riflettere sulle problematiche nelle quali è possibile incorrere. Una delle più diffuse è indubbiamente il plagio, evenienza che può vanificare l’intero percorso accademico.

Documentarsi in merito è basilare. Farlo vuol dire considerare due situazioni. La prima riguarda i casi in cui si riporta parola per parola lo scritto di un altro autore. La seconda, invece, le circostanze in cui si chiamano in causa idee, concetti, progetti elaborati da altri senza fare riferimento alla paternità degli stessi.

In tutti e due i casi, si può parlare di plagio. Attenzione, però: bisogna fare un’ulteriore distinzione. Nodale è differenziare la situazione di chi, copiando parola per parola o facendo qualche leggera modifica, per esempio una parafrasi, copia il lavoro di un altro studente o ricercatore in cattiva fede, da quella di chi, erroneamente, dimentica di riportare la citazione di un’idea altrui trovata in una fonte bibliografica.

Un appunto cruciale: si parla di plagio anche nelle circostanze in cui si riportano, traducendole, le medesime frasi di un autore o di uno studioso straniero. In questo frangente, il plagio viene spesso riconosciuto a una prima lettura in quanto, di frequente, i periodi sono caratterizzati da strutture leggermente diverse rispetto a quelle tipiche della sintassi della lingua italiana.

Per fortuna, esistono linee guida specifiche per evitare di incorrere nel plagio. Vediamole assieme nelle prossime righe.

Come evitare il plagio nella tesi di laurea

In tutti i frangenti in cui non si seguono le regole che elencheremo nelle prossime righe dell’articolo – e che sono state elaborate dagli esperti dell’Università del Maryland – anche le citazioni minime riportate in una tesi di laurea sono considerate plagio.

La prima prevede il fatto di riportare tra virgolette qualsiasi citazione testuale. La regola vale anche quando si ha a che fare con frasi di altri autori tradotte da lingue straniere.

L’apposizione delle virgolette è fondamentale anche se non si riportano frasi intere di altri autori o studiosi, ma anche poche parole.

Questo passo è decisivo, ma non sufficiente. Per evitare di incorrere nel plagio con la propria tesi di laurea, è imprescindibile l’inserimento dell’autore delle citazioni riportate, così come il riferimento alla pubblicazione dalla quale le sue parole provengono, con tutte le specifiche su titolo e data.

Come accennato nelle righe precedenti, è essenziale indicare la fonte anche nei frangenti in cui si parafrasa il testo di un’altra pubblicazione scientifica (per evitare questa tipologia di plagio, che spesso può scappare in buona fede vista la concitazione che caratterizza la redazione di molti elaborati, si può ricorrere a un buon software antiplagio).

La fonte va riportata sempre anche nelle situazioni in cui non è stata consultata, neppure in minima parte.

Fra le strade che può seguire lo studente che redige la sua tesi e punta, comprensibilmente, a evitare il plagio, rientra la scelta di riportare la fonte della citazione o della parafrasi direttamente nel testo dell’elaborato. In bibliografia, se non è stata effettuata una consultazione completa della fonte, si fanno precedere i riferimenti della stessa dalla dicitura “opera non direttamente consultata”, preceduta da asterisco.

Citazioni: quante devono essere perché non si parli di plagio?

Interrogarsi sul numero di citazioni massime necessarie perché non si parli di plagio è normale, in particolare nei frangenti in cui si redige una tesi compilativa. Rispondere a questa domanda non è possibile. Non esiste, infatti, una soglia oltre la quale non andare.

Quello che conta è inserire sempre virgolette e fonti e cercare l’elaborazione personale di ogni singolo argomento, onde evitare di presentare un asettico collage di idee altrui.

Non è sbagliato riportarle ma, come previsto dalla sentenza della 18826/2011 della III sezione della Cassazione, è essenziale che al lettore vengano forniti tutti i riferimenti per capire quali parti sono state scritte dal laureando e quali, invece, sono state prese dall’opera di altri autori, che devono essere chiaramente identificabili.