Alla fine ce l’hanno fatta. È scoppiata la pace tra Totti e mister Spalletti. Le polemiche e i malintesi, tra i due, avevano tenuto banco fino a sei anni fa, quando per entrambi terminava la militanza giallorossa. Poi una serie di frecciatine, più o meno velenose, da una parte e dall’altra. Ora, tenuto conto che il calcio avrebbe di che riflettere e parlare, viste le condizioni a dir poco precarie in cui versa, per una serie di motivazioni che certo non siamo qui a raccontare, dobbiamo ammettere che della vicenda si è parlato, e non poco. Un bocconcino delizioso per la stampa e al tempo stesso un argomento quantomeno divisivo nella tifoseria. Una questione, a ben vedere, che poco sapeva di calcio ma che invero nasceva, parliamo della seconda panchina di Lucianone, da un rapporto non idilliaco, divenuto deleterio e nocivo per l’ambiente e per lo spogliatoio. Più volte, tra il tecnico toscano e il gioiellino romanista, sono volati gli stracci e alla fine, il più delle volte, a farne le spese era stata proprio la squadra che a tratti era parsa piuttosto smarrita.
Ora i due, con buona pace di ognuno, si sono ritrovati, alla grande, con abbracci da libro Cuore, con sorrisi a trentadue denti. L’appuntamento era stato fissato all’Ospedale Pediatrico del Bambin Gesù di Roma, dove, a portare un sorriso a quei bimbi non esattamente fortunati, era attesa una delegazione della Nazionale italiana di calcio, nella Capitale per il penultimo match di qualificazione agli Europei. Così è stato. Il capitano, peraltro precisissimo alla reunion, è arrivato a bordo di un mega-scooter qualche istante prima che giungesse il van nero della federazione, dal quale sono scesi il capo delegazione Gigi Buffon, il terzino Giovanni Di Lorenzo, il dirigente Angelo Peruzzi e poi appunto il CT azzurro. Il presidente della FIGC Gabriele Gravina era già lì. Ci siamo detti nulla di particolare, dice il Pupone, ci è bastato uno sguardo. E il tecnico: “sotto sotto non avevamo mai litigato, piuttosto ci stimavamo l’un l’altro”. E sulla visita in ospedale aggiunge “questi bambini ci vedono come dei supereroi non sapendo che quel che arriva dritto al cuore è l’amore e l’amicizia che traspaiono dai loro occhi”.
Sia Totti che Spalletti erano già stati altre volte al Bambin Gesù ma ora quel contesto, così vero, ha contribuito ad amplificare ed impreziosire l’effetto di quello che, pur rimanendo una inezia nelle tante contraddizioni del pianeta calcio, è giusto ritenere un messaggio di gioia per quei bimbi. Anche di pace. Della quale, messa da parte la retorica, di questi tempi è utile parlare.